Un caso che sta scuotendo il mondo dell’auto e che tocca da vicino centinaia di migliaia di automobilisti italiani.
Ci sono storie che non vorresti mai raccontare. Storie di fiducia tradita, di promesse non mantenute, di sicurezza compromessa. Come quella degli airbag difettosi montati su migliaia di auto Citroën, che ora si trasforma in una vera e propria battaglia legale.
La questione è delicata anche perché coinvolge una dotazione di sicureezza tra le più essenziali, l’airbag: da una parte c’è chi quelle auto le ha comprate, dall’altra un colosso dell’automotive che sembra aver sottovalutato la portata del problema.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso
È bastato un accumularsi di segnalazioni, come gocce che riempiono un bicchiere già colmo, per spingere Altroconsumo a dire basta. L’associazione dei consumatori ha deciso di dare battaglia, portando Stellantis e PSA Italia davanti al Tribunale di Torino. Non si parla di piccoli numeri: sono oltre 170.000 le auto coinvolte, tra Citroën C3 e DS3, prodotte in un decennio di storia automobilistica, dal 2009 al 2019.
Il problema è serio : gli airbag Takata montati su questi veicoli presentano difetti che ne compromettono il funzionamento. E non parliamo di un optional qualsiasi, ma del dispositivo che dovrebbe salvare la vita in caso di incidente. Come se non bastasse, la gestione del richiamo si è rivelata un vero pasticcio: ritardi, sostituzioni a rilento, proprietari lasciati nel limbo dell’attesa.
La richiesta di Altroconsumo ha i contorni ben definiti: 17,24 euro al giorno per ogni giornata di mancato utilizzo dell’auto, che moltiplicati per un mese fanno 517,20 euro. A questi si aggiunge un risarcimento di 1.500 euro per ogni automobilista coinvolto, a compensare l’ansia e il disagio di guidare sapendo di avere un airbag potenzialmente difettoso.
Il tempo stringe: il Tribunale ha dato tempo fino al 31 gennaio 2025 per risolvere la questione. Una data che pende come una spada di Damocle sulla testa di Stellantis, mentre l’udienza di febbraio 2025 si avvicina inesorabile. Nel frattempo, migliaia di automobilisti attendono risposte concrete, non promesse vaghe o rassicurazioni di facciata.
La vicenda degli airbag difettosi è come uno specchio che riflette un’immagine poco lusinghiera del rapporto tra case automobilistiche e clienti. Un rapporto che dovrebbe basarsi sulla fiducia e che invece mostra crepe sempre più evidenti. La class action di Altroconsumo potrebbe essere il punto di svolta, la spinta necessaria per rimettere al centro dell’attenzione la sicurezza e il rispetto per chi, quelle auto, le ha scelte e pagate.